Ha cominciato Jean Michel, che ha 45 anni e che vive in un centro a pochi chilometri da Marsiglia, Miramas, tre anni fa su Facebook a trovare il maggior numero possibile di “Mazzella” in tutto il mondo attraverso la Rete. La famiglia Mazzella di Jean Michel è emigrata in Francia agli inizi del ‘900 e lui ha ereditato questa voglia di ricercare le sue origini da suo padre che già aveva cominciato recandosi negli uffici dello Stato Civile.
Comune Unico: Costruire o Demolire o Legge Speciale
Sono stato chiamato dal conduttore, Giorgio Zanchini, a partecipare al programma RAI di Radio3 “Tutta la città ne parla” in onda alle ore 10 di venerdì 13 maggio sul problema dell’abusivismo in Italia e soprattutto in Campania. Il titolo della puntata era “Costruire o Demolire” e fra gli altri ospiti del programma c’erano il giornalista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, autore del famoso libro “La Casta” e di un altro recente sulle devastazioni del territorio italiano per effetto dell’abusivismo e Sandro Polci, esperto del mercato delle costruzioni e direttore di un Centro Studi sul mercato immobiliare. Sono stato invitato in quanto autore del testo “Ischia, Luci e Ombre sullo sviluppo – il sistema economico-sociale dell’isola d’Ischia: dall’espansione selvaggia (1970-1974) al tempo della globalizzazione (2002-2010) e promotore di un Osservatorio sui fenomeni Socio-Economici dell’isola d’Ischia (OS.I:S).
I costi essenziali dei sei Comuni: il Comune Unico avrebbe un risparmio di circa 2 milioni di euro all’anno
• L'avv. Maria Grazia Di Scala, consigliere comunale di opposizione del Comune di Barano d'Ischia e sostenitrice del Comune Unico dell'isola d'Ischia con alcuni amici ha calcolato i costi del Comune Unico confrontandoli con quelli attuali occorrenti – nelle linee essenziali - per mandare, faticosamente, avanti sei macchine amministrative.
Il nuovo assetto istituzionale di Napoli: dalla Città Metropolitana alle Isole Napoletane
Il problema di un nuovo assetto istituzionale di Napoli e della sua Provincia alla luce delle trasformazioni economiche e sociali sta sul tappeto almeno da vent’anni e cioè almeno dalla approvazione della legge n. 142/90 sull’ordinamento delle Autonomie Locali – detta Legge Gava dal nome dell’allora Ministro degli Interni Antonio Gava. La nuova legge sulle Autonomie Locali era attesa dagli amministratori dei Comuni e delle Province da anni perché emergeva chiaramente nella pratica di governo locale la non adeguatezza della vecchia legge del 1934.
Lo scrigno di Sant’Anna
Il "Patrimonio Sacro" dell'isola d'Ischia costituito da almeno 75 chiese sparse su un territorio di appena 46 Kmq la gran parte costruite nel XVII e XVIII secolo costituisce elemento fondamentale ed imprescindibile per il consolidamento della matura economica turistica dell'isola e per quello che viene definito lo "sviluppo sostenibile".
Le Riforme incompiute e quelle negate sulla strada del postmodernismo
Se si riflette sulla strada percorsa dal “riformismo italiano” in questi ultimi 40 e più anni con i necessari riflessi alla nostra realtà dell’isola d’Ischia emerge un quadro preoccupante.
Alla metà degli anni ‘60 del ‘900 il dibattito politico era fertile con nette contrapposizioni idelogiche. Nasceva il “centro-sinistra” visto come “incontro storico” tra i democristiani (dc) ed i socialisti (psi) e si rompeva l’unità delle sinistre (psi-pci) che per vent’anni aveva caratterizzato la “competizione” dei socialisti e dei comunisti del movimento operaio.
Ischia, i problemi perpetui e le ferite industriali
Ci sono da anni, troppi, ciò che possiamo chiamare i “problemi perpetui” dell’isola d’Ischia. Stanno sul tappeto da tanto tempo che un’intera generazione è stata sciupata nel solo compito di raccontarli. Così è diventata vecchia o anziana senza essere mai stata matura. L’esempio più emblematico è quello della Pianificazione Territoriale. Sarebbe dovuto partire nel 1968, 42 anni fa, un anno dopo la Legge-Ponte. I Comuni avrebbero dovuto avere un Piano Regolatore Generale (PRG) che non solo stabilisse dove e quando costruire ma anche prevedere le risorse finanziare per uno “sviluppo economico” ed ecco perché il Piano Regolatore era detto “Generale” tanto da prevedere “programmi pluriennali di attuazione”.