Ischia News ed Eventi - Il treno per Casamicciola: Freccia Rossa o Tradotta Militare?

Il treno per Casamicciola: Freccia Rossa o Tradotta Militare?

Politica
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Avevo sperato che il mio ultimo articolo, pubblicato sia sul web che sulla carta stampata con il titolo significativo: “Casamicciola, l’ultimo treno per la Rinascita” (Il Dispari, 23 giugno 2025 – Ponzaracconta e Ischia News), potesse suscitare riflessioni, interventi e, soprattutto, azioni concrete di miglioramento. Questo è, a mio avviso, il ruolo della stampa politica: partire dai fatti per arrivare a una proposta di risoluzione.

Una stampa che “propone”, non soltanto “denuncia”. Questo approccio l’ho sempre praticato e auspicato, ispirandomi alle mie esperienze, letture e frequentazioni, a partire da “Il Mondo” di Arrigo Benedetti negli anni ’70, che a sua volta voleva far rivivere “Il Mondo” di Mario Pannunzio (1949–1968). Un giornale che non era solo un mezzo di informazione, ma quasi un partito o un movimento, con l’ambizione di creare una “terza forza” tra la DC e il PCI.

Era un’informazione fatta sì di denunce – come “I padroni del vapore” di Ernesto Rossi – ma anche di annunci e proposte, come la programmazione economica di Antonio Giolitti e Ugo La Malfa. Una speranza che ha avuto, negli anni, decine di sostenitori, accademici e non.

Io speravo in un dibattito forte e consapevole sulla ricostruzione. E invece…
Parole al vento

La recente visita di una Commissione parlamentare sul dissesto idrogeologico dell’intera Isola d’Ischia non ha coinvolto la stampa locale, quella che da 55 anni racconta e testimonia le trasformazioni dell’isola.

Segnaliamo da decenni – almeno da 40 anni – l’urgenza di un’unica autorità di governo per l’isola, che nella cornice istituzionale attuale non può che essere il Comune unico. La geografia, la geologia e la struttura economica dell’isola richiedono da almeno 15 anni una “legge speciale”, come da tempo sostengo anche nei miei libri:

Ischia, luci e ombre sullo sviluppo (2010)

La programmazione mancata (2012)

Due documenti nati come cronaca, diventati storia locale. Sarebbe quindi auspicabile che una Commissione parlamentare – o almeno un deputato – non si limitasse a ripetere ovvietà già note, ma presentasse un disegno di legge da approvare in pochi mesi.

Negli anni ’50, il Parlamento approvò in tempi rapidissimi:

la legge per la Cassa per il Mezzogiorno,

e la legge del 1952 per la ricostruzione e valorizzazione ventennale dell’isola d’Ischia, istituendo un ente pubblico economico con autonomia di bilancio.

Perché oggi nessuno va a studiare quella storia economica?
Una “Tradotta”: la storia infinita del Pio Monte

Il caso del Pio Monte della Misericordia è emblematico. Una vicenda che si trascina da oltre 50 anni, tra annunci e comunicati ufficiali (anche recenti, come quelli del Commissario Legnini). Ma l’atto pubblico di trasferimento della proprietà all’ente locale non è stato ancora stipulato, nonostante una scadenza fissata al 31 marzo.

Tre mesi di ritardo – che saranno molti di più – equivalgono, nell’economia attuale, a tre secoli.

Domanda: perché un ente morale senza fini di lucro dovrebbe ricevere 4,5 milioni di euro dallo Stato per ottenere un vantaggio economico? Non sarebbe stato più giusto coinvolgerlo nel capitale di rischio di una Società di Trasformazione Urbana, come previsto dall’art. 120 del T.U.E.L. (2000)?

Ad oggi non esiste nemmeno un progetto preliminare per l’uso pubblico del bene. Né un progetto esecutivo. Né un business plan. Né, soprattutto, una visione complessiva di Paese, in attesa che venga approvato il Piano di Ricostruzione Regionale.
Programmazione assente, ordinanze contingibili

Si procede a colpi di ordinanze sindacali monocratiche e contingibili. È accaduto anche con il Capricho de Calise, demolito senza alcun disegno di programmazione. Dove immaginare oggi un centro culturale polivalente, uno spazio per la socialità o un’infrastruttura a servizio della portualità turistica?

Al suo posto: una “spianata” destinata a spettacoli rap e mercatini della domenica.

Intanto:

Le strade di Casamicciola Alta restano chiuse;

Il Majo è ancora irraggiungibile a otto anni dal sisma;

Nessun intervento sulla Villa Comunale Bellavista, né sul Parco Pubblico;

Nulla su Villa Mennella, che poteva diventare biblioteca comunale e “Casa della Storia”;

Nessun recupero per Palazzo Manzoni, Villa La Camera, Villa Iaccarino;

Nessun progetto per una gestione mista del porto turistico;

Nessuno strumento giuridico e finanziario per lo sviluppo e la valorizzazione del bacino termale del Gurgitello.

Conclusione: un treno che non parte mai

Il treno per Casamicciola non è una Freccia Rossa. È una “tradotta militare”, lenta, inefficiente, in ritardo costante. Una metafora amara di una macchina pubblica che non funziona, né nella ricostruzione né nella gestione ordinaria.

E la speranza di una rinascita resta ferma in stazione.

 

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