di Giuseppe Mazzella, già presidente del Movimento per il Comune Unico dell’isola d’Ischia
Tredici anni fa, in occasione del referendum regionale per l’istituzione del Comune Unico dell’isola d’Ischia, diedi vita a un Movimento attraverso un appello su Facebook, che suscitò una grande partecipazione di cittadini attivi. Ricordo che tra i più impegnati vi furono gli aderenti del Movimento 5 Stelle dell’epoca, in particolare l’avv. Loffredo con il suo gruppo di Barano, che poi abbandonarono il movimento pentastellato.
Organizzammo gazebo nelle piazze, comizi, confronti sul web. Fu una delle prime vere mobilitazioni civiche attraverso il nuovo strumento della partecipazione telematica.
Come è noto, quel referendum consultivo vide prevalere i sostenitori del Comune Unico. Tuttavia, non fu ritenuto valido per il mancato raggiungimento del quorum del 50% degli aventi diritto al voto. Un limite ingiusto, che premiò il fronte del "no" semplicemente incentivando l’astensione. Se lo stesso criterio del quorum fosse applicato alle elezioni politiche o regionali, oggi non avremmo governi democraticamente eletti, visto che l’affluenza raramente supera il 50%.
In questi tredici anni, la Regione – l’ente locale abilitato a modificare le circoscrizioni comunali – sia sotto governi di destra che di sinistra, non ha mai ritenuto opportuno indire un nuovo referendum consultivo, né ha mai affrontato seriamente il tema di un nuovo assetto istituzionale per l’isola d’Ischia, nonostante eventi gravi come il terremoto del 2017 e l’alluvione del 2022.
L’istituzione di un Commissario Straordinario di Governo per affrontare le conseguenze di queste due catastrofi ha mostrato chiaramente l’esigenza di una gestione unitaria: tutti i provvedimenti adottati negli ultimi tre anni hanno seguito una logica unitaria, mentre i sei Comuni si sono spesso rivelati un ostacolo burocratico e istituzionale alla tempestiva attuazione degli interventi.
Per questo, oggi sento la necessità di rivolgere una richiesta chiara ai candidati alla Regione – dal Presidente al più giovane dei consiglieri:
dare all’isola d’Ischia un nuovo assetto istituzionale, a partire dall’istituzione del Comune Unico.
Serve un ente di diritto pubblico, con durata ventennale, incaricato della ricostruzione, della riqualificazione urbana e della promozione unitaria dell’isola – sul modello dell’EVI (Ente Autonomo Volturno) che operò dal 1952 al 1972 e contribuì in modo decisivo allo sviluppo del territorio.
"La Regione è solo una grande banca a cui i Comuni chiedono finanziamenti per ogni cosa", mi disse una volta l’avv. Luigi Telese, già sindaco d’Ischia. Una definizione amara, ma precisa: la Regione si è ridotta a un nuovo centralismo, che gestisce ogni cosa, fino al contributo per la festa patronale del più piccolo dei 500 Comuni della Campania, o per la sagra rionale delle castagne, delle ciliegie o dei funghi.
Se non ci sarà una svolta decisa, l’astensionismo e il distacco dei cittadini dalla politica continueranno ad aumentare.
È tempo di cambiare. Davvero.