Ho letto l’editoriale del direttore de Il Dispari, Gaetano Di Meglio, apparso nell’edizione di martedì 21 ottobre scorso, dal titolo “Due vecchietti verdi”, riguardante Nicola La Monica e Gianni Vuoso, a commento del pezzo principale nella stessa pagina: “Su Colmata e cratere Funnulillo il Fronte chiede risposta urgente a Casamicciola”.
Nicola ha 84 anni e Gianni 76: hanno dedicato le loro vite all’impegno politico per realizzare una società più giusta, delineata con solenni parole nella Costituzione della Repubblica Italiana del 1948.
Si sono sempre definiti comunisti — sessant’anni fa, quando erano un giovane e un ragazzo — ma nel corso del tempo hanno maturato opinioni diverse sulla realizzazione storica del comunismo e sull’applicazione di una società comunista in Italia. Tuttavia, non hanno mai perso il legame sulle battaglie concrete che potevano unire tutta la sinistra: la difesa dell’ambiente, la corretta utilizzazione del territorio, il ruolo centrale e insostituibile del Comune come ente locale fondamentale della democrazia “dal basso verso l’alto” (e non viceversa), la partecipazione attiva dei cittadini alla politica — perché la politica o la fai o la subisci.Sono stati, e lo sono ancora, punti comuni tra Nicola e Gianni. Punti che ho condiviso e condivido anch’io, pur essendo stato — e restando — un socialista liberale, o un liberale socialista, lontano dal comunismo.
Ricordo una tribuna politica degli anni Sessanta del Novecento con Giancarlo Pajetta. L’intervistatore chiese: “Ma qual è il vostro programma, quello del PCI?”
La risposta lapidaria di Pajetta fu: “La Costituzione.”
Con quella parola, Pajetta voleva dire che i comunisti italiani si riconoscevano nella Costituzione nata dalla Resistenza; e per quei valori e quel programma avevano raggiunto il “compromesso” con cattolici, socialisti, liberali e laici.È questa base comune della Costituzione che ha unito noi “vecchietti rossi e verdi”, che siamo ancora — nel cervello e nel cuore — terribilmente giovani, e siamo sempre stati, ieri come oggi, indifferenti alle intimidazioni e alle minacce, combattendo la supponenza di ogni potere autoritario.
Ma almeno ieri — cinquanta o trent’anni fa — esisteva un confronto colto tra maggioranza e opposizione. Esisteva un rispetto culturale tra la vecchia classe dirigente e i movimenti di opposizione. Ci si confrontava anche sui giornali locali, con un dibattito serio, legato alle idee e ai programmi, nel contesto delle leggi vigenti e con concrete proposte di nuove norme e provvedimenti, sempre riferiti alla legge fondamentale: la Costituzione.
I vecchietti nel deserto civile
L’azione civile che Nicola e Gianni, e con loro “quattro gatti” — tra cui chi scrive — hanno condotto per la Colmata del Pio Monte della Misericordia, contro l’ingiusto abbattimento di un centro culturale polivalente per Casamicciola (oggi, non tra dieci o cinquant’anni), per la realizzazione di una grande opera pubblica nelle rovine del complesso del Pio Monte — richiesta da 52 anni con centinaia di iniziative e proposte concrete, tra cui le ultime di Gino Barbieri e mie, pubblicate nei sette numeri della rivista Il Continente —, per la riapertura del museo civico nella Villa Bellavista, per l’utilizzo a fini scientifici dell’Osservatorio Geofisico del 1885, la cui chiusura e l’attuale squallido abbandono sono una vergogna nazionale ed europea (per le istituzioni scientifiche come l’INGV, l’Unione Europea e il Governo nazionale), per il recupero dell’ex centro per l’impiego nella casa del dottor Giuseppe Mennella — da destinare a “Casa della Storia” con biblioteca pubblica e spazio per incontri letterari e musicali —, per la riqualificazione di via Pio Monte della Misericordia, dalla Marina a Piazza Bagni, con aree verdi al posto dell’attuale degrado e pericolo…
Tutte queste richieste — avanzate da “quattro gatti” e vecchietti, tra cui l’ing. Peppino Conte — non hanno avuto risposta.
Le domande, le proposte e le denunce sono state presentate formalmente, ai sensi della Legge 241/1990 e dello Statuto comunale, che richiama e sollecita la partecipazione dei cittadini.La Legge 241/90 inapplicata
Ho perso il conto di quante richieste, negli ultimi otto anni, ho presentato al Comune di Casamicciola e al Commissario di Governo. Quanti articoli ho scritto. Quanti incontri pubblici ho promosso, spesso alla presenza dei soliti “quattro gatti”.
Nel mio archivio — che mi accingo a chiudere — ho ritrovato una richiesta del 20 febbraio 2018, protocollo n. 3146 del Comune di Casamicciola, rimasta senza risposta formale. Come tutte.
Come le tre petizioni con 170 firme del 23 gennaio 2024:
per salvare, con un nuovo utilizzo, il Capricho de Calise;
per creare una Casa della Storia nella Villa Mennella;
per ripristinare tutte le parracine del Comune.
Tutto senza risposta.
Nella imminente campagna elettorale per le elezioni regionali, un tema centrale dovrebbe essere proprio l’applicazione della Legge 241/1990, quella della trasparenza sugli atti pubblici e della partecipazione attiva dei cittadini per il bene comune della collettività.
I vecchietti rossi e verdi, ma giovani democratici e repubblicani
Richiamano questo principio nella democrazia politica oggi in crisi.
Possono anche essere messi da parte, i vecchietti dall’impegno giovanile. Ma i problemi che annunciano e denunciano si impongono da soli — e cadono, come i macigni dell’Epomeo, sulle generazioni giovanili di oggi e di domani, con l’ira della natura.G. M.
Il punto / I vecchietti verdi e rossi e la concezione della Democrazia Politica di Giuseppe Mazzella
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